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Intervista a Sara Bagherifard, vincitrice del prestigioso Grant ERC Consolidator

Sara Bagherifard ha vinto il prestigioso Grant ERC Consolidator. Obiettivo di ArcHIDep, il progetto vincitore, è lo sviluppo di un sistema rivoluzionario per la deposizione allo stato solido, al fine di ottenere materiali eterogenei con architetture gerarchiche. ArcHIDep è uno dei due progetti, selezionati tra più di 2600 premiati dall’European Research Council con a capo due ricercatori del Politecnico di Milano.

Il progetto ArcHIDep va oltre lo stato dell'arte del cold spray e permette di combinare materiali con delle cratteristiche molto diverse tra di loro per ottenere strutture eterogenee con una architettura gerarchica. L’obiettivo del progetto è comprendere l'interazione tra fasi dissimili, la varietà dei meccanismi di rafforzamento che agiscono tra di loro e il loro contributo collettivo alle prestazioni del materiale integrato, offrendo così un nuovo spazio di progettazione. Questo permetterà di usufrire della sinergia tra eterogeneità di composizione e architettura per ottenere funzionalità ancora non esplorate. Il progetto offrirà quindi soluzioni sostenibili ed efficienti in vari settori, che devono spesso soddisfare più requisiti in conflitto tra loro.

Raccontaci un po' la tua storia come/perché hai deciso di scegliere POLIMI DMECC per i tuoi studi
Dopo aver conseguito la laurea magistrale presso l’Iran University of Science and Technology, il mio relatore mi chiese se fossi interessata a un programma di dottorato. Ero molto titubante all’epoca, considerando che già lavoravo part-time durante gli studi presso una azienda come progettista e non vedevo l’ora di applicare i concetti teorici appresi all’università a casi reali di applicazioni industriali. Ricordo ancora molto bene che dopo aver discusso la mia tesi di laurea il mio relatore, prof. Majid Ayatollahi, mi disse che era convinto che sarei diventata una buona ricercatrice e che era fondamentale che intraprendessi la strada del dottorato. Certamente ero lusingata dalle sue parole ma ancora non l’avevo seriamente preso in considerazione. Qualche mese dopo mi contattò con un’offerta da parte del prof. Mario Guagliano, suo collega italiano, che all’epoca aveva aperto una posizione per un dottorato. Ammetto di essermi incuriosita sempre di più guardando il sito del Politecnico e il profilo di Mario. Così, dopo averci chiacchierato e aver capito meglio il programma di ricerca, decisi di candidarmi per quella posizione. Oltre al dottorato, ero entusiasta all’idea di vivere in Italia per qualche anno; sono sempre stata una fan del cibo e della cultura!

Come è nata l’idea di inviare una proposta all’“ERC Consolidator Grant”?
L’idea è balenata alla fine del 2020 quando, a causa dell’incertezza del mio percorso accademico al POLIMI, ho deciso di trasferirmi in Norvegia per alcuni mesi alla NTNU di Trondheim come professore a contratto. In quell’occasione ho avuto la possibilità di lavorare con il gruppo di ricerca del prof. Filippo Berto, impegnato sull’integrità strutturale d’avanguardia nell’Additive Manufacturing. Tra presentazioni e discussioni su possibili collaborazioni e finanziamenti, ho valutato l’opportunità di fare domanda per un Grant ERC. È molto difficile capire se c’è un momento giusto per candidarsi per questo Grant, ma, considerando il mio percorso professionale, ho deciso che quello era il momento giusto per provarci. Con il supporto e l’incoraggiamento continuo da parte di Mario e Filippo sono diventata sempre più determinata. Ci sono voluti un bel po’ di mesi per elaborare l’idea del progetto e ancora di più per scriverlo, con annessi scambi di idee, revisioni e cura di ogni dettaglio. Devo dire che la procedura è molto onerosa e ha occupato tutto il tempo libero che mi restava tra la vita accademica e l’attività didattica. Tuttavia, per me è stato fondamentale il sostegno ricevuto dai miei colleghi e dottorandi, con i quali ho lavorato a stretto contatto. Colgo inoltre l’occasione per ringraziare l’ufficio ricerca del Politecnico per il supporto ricevuto.

Cosa significa per te aver vinto il grant?
L’importanza di un finanziamento ERC si traduce nella libertà che questo offre nel poter sviluppare una proposta teorica. Si tratta di una rarità poiché, al contrario dei Grant ERC, i tradizionali schemi di finanziamento nazionali e internazionali impongono che si intraprendano azioni concrete verso metodologie già affermate, spesso confermate da numerosi dati. Il Consiglio Europeo della Ricerca offre invece ampia assistenza nello sviluppo di idee che normalmente sarebbe difficile esplorare, presentando ovviamente un solido piano scientifico. Oltre a questa libertà, per me questo Grant ERC-Co è un riconoscimento per i traguardi scientifici in questo momento particolare della mia carriera. Rappresenta un’opportunità per consolidare il mio percorso, per espandere la mia area di studio e avere accesso a risorse e mezzi essenziali per la ricerca che altrimenti sarebbero inaccessibili.

Quali sono gli obiettivi più sfidanti del progetto ERC?
Il progetto vincitore del grant ERC-Co è molto ambizioso, considerando la natura ad alto-rischio/alto-profitto intrinseco del programma ERC. Le sfide saranno numerose e associate a diverse fasi del progetto. Ho anche considerato possibili piani di emergenza per difficoltà che potrebbero insorgere. Tra le complessità che mi aspetto di dover affrontare credo sarà particolarmente difficile isolare il contributo di diversi meccanismi di rafforzamento in atto in un materiale eterogeneo del quale non si conosce ancora lo stato di legame tra diverse fasi. Mi aspetto inoltre di imbattermi in difficoltà legate all’ottimizzazione della progettazione mettendo in conto il problema legato alla dimensionalità. A maggior ragione, l’ampissimo numero di variabili che possono entrare in gioco in ArcHIDep potrebbe trasformarsi in una lama a doppio taglio. Nonostante ciò, sono entusiasta all’idea di affrontare queste sfide.

E dopo il ERC Consolidator Grant, quali sono i prossimi obiettivi?
Mi piacerebbe aumentare costantemente l’impatto della mia ricerca e spero che questo progetto diventi in questo senso un trampolino di lancio. Sono felicissima di iniziare a lavorare in questa nuova area di ricerca, formare giovani scienziati, fare in modo che questo argomento diventi un ambito di ricerca duraturo per il mio team.

Che consiglio daresti ad un/una giovane ricercatore/ricercatrice?
Penso che sia determinante avere passione per ciò che si fa nel momento in cui si considera di intraprendere una carriera accademica, viverla con piacere ed evitare di rimanerci male. L’ambiente accademico può essere molto difficile ma anche molto stimolante. È necessario rimanere concentrati e scegliere un tema sul quale costruire la ricerca. Avere conoscenze solide nell’ambito d’interesse è fondamentale, ma è altrettanto importante non lasciarsi scappare l’opportunità di partecipare ad attività multidisciplinari. Sono queste le occasioni che possono stimolare la creatività e aiutare a guardare oltre.